L’esdebitazione del debitore incapiente è una procedura legale pensata per aiutare i soggetti che sono gravemente indebitati e che hanno perso ogni loro possedimento. Questa procedura è stata introdotta attraverso il Decreto “Ristori” (D.L. n. 137/2020), che ha apportato modifiche alla Legge n. 3/2012. La modifica ha aperto la possibilità per le persone e le piccole imprese che si trovano in una situazione finanziaria insostenibile di cercare una soluzione legale presentando un’apposita richiesta in tribunale. La procedura di esdebitazione per i soggetti sovraindebitati incapienti si basa sull’idea che la persona o l’impresa coinvolta non dispone di alcun bene o risorsa con cui poter ripagare i propri creditori. In sostanza, questa procedura offre una via legale per cercare di risolvere una situazione finanziaria disperata quando non vi sono altre opzioni disponibili.
Cosa si intende per “debitore incapiente”?
Il termine “debitore incapiente” si riferisce a una persona o un’entità che è incapace di onorare i propri obblighi finanziari, in particolare il pagamento di un debito. Questa incapacità può essere dovuta a diverse ragioni, tra cui la mancanza di risorse finanziarie sufficienti, problemi di gestione finanziaria, difficoltà economiche o situazioni di insolvenza.
Quando una persona o un’azienda diventa un debitore incapiente, significa che non può pagare i propri debiti come originariamente concordato con i creditori. In molti casi, questo può portare a conseguenze legali, come azioni legali per il recupero del debito o la dichiarazione di bancarotta, a seconda della gravità della situazione finanziaria del debitore e delle leggi locali.
È importante notare che l’incapacità di un debitore di onorare i propri obblighi finanziari può avere un impatto negativo sulla sua reputazione creditizia e sulla sua capacità di ottenere prestiti futuri o di accedere al credito. Pertanto, è fondamentale gestire in modo responsabile la propria situazione finanziaria e cercare soluzioni appropriate quando ci si trova in difficoltà finanziarie.
Il debitore incapiente: articolo 283 del Codice della Crisi Impresa
Il processo di liberazione dai debiti non pagati, conosciuto come “esdebitazione del sovraindebitato” nell’ambito della liquidazione controllata, è un procedimento regolato dagli articoli 278-283 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che richiamano, con alcune modifiche, le disposizioni degli articoli 142-145 della Legge Fallimentare (R.D. 16 marzo 1942 n.267).
Gli articoli 282 e 283 del C.C.I.I. introducono la possibilità di esdebitazione per chi è sovraindebitato, rappresentando un importante cambiamento nell’ambito normativo. Questa possibilità è estesa non solo agli imprenditori, ma anche ai privati. In pratica, il legislatore ha ampliato l’applicazione dell’esdebitazione alla liquidazione controllata, che è una procedura di gestione del sovraindebitamento a cui possono accedere le persone fisiche consumatori.
Un individuo privato che si trova in una situazione di indebitamento può avviare la procedura di liquidazione controllata e, in seguito, ottenere l’accesso ai benefici dell’esdebitazione. Questo significa che i debiti che non possono essere soddisfatti nell’ambito della liquidazione verranno cancellati.
Inoltre, va notato che la liberazione dei debiti non pagati da parte dell’individuo privato avviene automaticamente con l’emissione della decisione di chiusura del procedimento o, in alternativa, dopo tre anni dalla sua apertura, come stabilito dall’articolo 282 del C.C.I.I. Questo significa che non è necessario presentare una richiesta separata per ottenere la liberazione dai debiti non onorati.
La meritevolezza del debitore
L’articolo 283 del Codice della Crisi di Impresa (C.C.I.I.) rappresenta una disposizione legislativa significativa che offre la possibilità a individui in gravi difficoltà finanziarie di accedere al beneficio della esdebitazione, al di fuori del processo di liquidazione controllata. Questa normativa consente a una persona privata, anche se non può offrire alcun vantaggio diretto o indiretto ai creditori, di ottenere la liberazione dei propri debiti senza dover pagare nulla.
Tuttavia, è importante notare che l’accesso a questo beneficio è subordinato a un giudizio di meritevolezza e può essere richiesto solo una volta nella vita di un individuo. Questa restrizione è stata introdotta per garantire che il processo di esdebitazione sia utilizzato in situazioni realmente gravi e non abusato.
Inoltre, al fine di tutelare i creditori, la legge prevede che se, entro quattro anni dalla concessione dell’esdebitazione da parte del giudice, emergono risorse significative che permettano di ripagare i creditori almeno al 10% del totale dei debiti, il debitore è obbligato a utilizzare queste risorse per saldare i debiti residui.
Per richiedere l’esdebitazione, il debitore deve presentare una domanda all’Organismo di Composizione della Crisi (O.C.C.), che successivamente la sottoporrà al giudice competente. Questa domanda deve essere accompagnata da una relazione dettagliata dell’O.C.C. che fornirà informazioni sulle condizioni finanziarie del debitore e sulla sua capacità di ripagare i creditori.
È importante notare che il processo di esdebitazione richiede anche una dichiarazione annuale al giudice per segnalare eventuali aumenti di patrimonio o miglioramenti finanziari. Questa misura è stata introdotta per garantire che il debitore continui a onorare i suoi obblighi verso i creditori se le sue condizioni finanziarie dovessero migliorare nel corso del tempo. La mancata presentazione di questa dichiarazione annuale può comportare la revoca della misura di esdebitazione.
Procedura da seguire per il debitore incapiente
La procedura di esdebitazione è un processo che inizia con la presentazione di una specifica richiesta da parte del debitore a un Organismo per la Composizione della Crisi da Sovraindebitamento (OCC). Questo organismo è un ente terzo, indipendente e imparziale. Una volta ricevuta la domanda, l’OCC la esamina per verificare se soddisfa i requisiti previsti dalla normativa vigente. In seguito, procede alla nomina di un professionista chiamato “gestore della crisi“. Questo professionista avrà il compito di assistere il debitore nella riorganizzazione dei suoi debiti e nel soddisfacimento dei creditori.
Il consulente legale che assiste il debitore nella procedura può elaborare una proposta che consiste in un piano per ristrutturare i debiti. Questo piano deve indicare gli importi da pagare e i tempi per saldare interamente o parzialmente i debiti.
Successivamente, il piano sarà sottoposto all’esame del gestore della crisi e dei creditori. L’accordo sarà considerato valido solo se almeno il 60% dei creditori esprime un parere favorevole. Se il debitore è un consumatore e i debiti non riguardano la sua attività professionale in corso, può proporre un piano di ristrutturazione dei debiti con caratteristiche simili a quelle del piano di ripianamento. In questo caso, non è necessario ottenere il consenso favorevole dei creditori per perfezionare l’accordo.
In alternativa, il consulente legale può chiedere la liquidazione del patrimonio del debitore, individuando i beni da vendere in collaborazione con il gestore della crisi. Il ricavato dalla vendita verrà utilizzato per soddisfare totali o parzialmente i creditori.